Erogazione della coppia nella fase iniziale del trattamento:

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Author: Dr. Vittorio Gaveglia. DDS, Master in orthodontics.
Orthodontist in Rome, Formia.

Prefazione: Il movimento del dente viene eseguito per l’attivazione di un complesso sistema biologico, che inizia dopo l’erogazione di forze leggere e continue in un intervallo compreso tra 6 e 250 grammi. Il delicato equilibrio, mediato dal legamento parodontale, tra osteoclasti che riassorbono l’osso nella zona di compressione e bilanciato dagli osteoblasti che formano nuovo osso nella zona opposta sottoposta a trazione, determina il movimento dell’elemento dentale, salvaguardando l’integrità dell’alveolo. Il “motore” che fornisce la forza necessaria per muovere il dente è, quindi, l’arco ortodontico. Le sue caratteristiche – materiale, dimensioni e forma – influiscono significativamente sugli effetti biologici e biomeccanici e le forze applicate durante le fasi del trattamento sono fondamentali per l’efficacia della terapia stessa.

Il problema: Le attuali prescrizioni Straight-Wire raccomandano una sequenza di archi, in cui il primo arco è sempre tondo – tipicamente NiTi Thermal – e la forza generata attiva il meccanismo di movimento dei denti, mentre gli archi successivi sono spesso rettangolari. Nella prima fase, invece, il sistema archwire-brakets fornisce solo due delle informazioni necessarie (Tip e Alignment), creando un’inclinazione vestibolare delle corone, spesso eccessiva, e riducendo il livello dell’osso corticale marginale. Con gli ulteriori archi, vengono poi trasmessi sul dente i valori di torque incorporati negli attacchi.

La soluzione: Posizionando un arco rettangolare poiché dalla fase iniziale di livellamento e allineamento si riduce notevolmente il fenomeno dell’eccessiva svasatura, preservando l’osso marginale e accelerando la terapia a causa del ridotto numero di stadi clinici. Le caratteristiche in termini di resistenza ed elasticità dell’arco utilizzato devono però essere compatibili con lo specifico stadio terapeutico: forze durevoli e molto leggere – quindi non traumatiche – che siano in grado di muovere la corona così come la radice contemporaneamente . Nel caso clinico presentato abbiamo utilizzato l’innovativo archwire – denominato i-arch e ingegnerizzato da SIA Orthodontic Manufacturer –, le cui caratteristiche principali sono: dimensioni delle due sezioni invertite rispetto agli archi convenzionali disponibili su il mercato; forze molto leggere (23kg), soprattutto nella fase iniziale del trattamento; facilità d’uso grazie al numero ridotto di archi per ogni trattamento ortodontico (solo 3).

Nel caso presentato abbiamo considerato solo l’arcata superiore che mostra un moderato affollamento con canini alti e il gruppo degli anteriori con valori di torque pressoché corretti (vedi Immagini 1/2/3/4). Abbiamo deciso di iniziare la terapia solo sull’arcata superiore, in modo da avere i punti di riferimento dell’occlusione con l’arcata inferiore. Abbiamo utilizzato la staffa Roth 0,018” e l’arco 0,016”x0,014” che, come puoi vedere, anche se rettangolare può essere facilmente inserito nelle staffe

Quattro mesi dopo l’inizio della terapia abbiamo trovato l’arcata allineata e livellata, con gli incisivi nella posizione corretta, e presumibilmente abbiamo anche dato torque alle radici dei denti già in questa fase primaria. (cfr. immagini 5/6/7/8) Come si può notare (vedi immagini 3/7) non c’è stato alcun aumento dell’overjet, ciò significa che non abbiamo avuto la svasatura degli anteriori, che è quasi normale invece quando si usa l’arco tondo come primo arco.

Inoltre, in questo modo, eliminiamo tutti quei movimenti parassiti che avremmo con l’approccio tradizionale, quindi molte procedure che sarebbero state necessarie per recuperare l’ancoraggio, come Lace-back, Tie-back now non sono più necessarie, semplificando il protocollo clinico

 

Il trattamento proseguirà con l’incollaggio dell’arcata inferiore utilizzando gli stessi archi sequenza, di seguito indicata:

1) I-Arch 0,016“X0,014” (Thermal) come primo arco per il livellamento, l’allineamento e l’erogazione preliminare della coppia.

2) I-Arch 0,018“x0,014” (Superelastico) come secondo arco per completare l’erogazione della coppia, la forma dell’arco e la meccanica di scorrimento.

3) I-Arch 0.016“x0,016” (Beta Titanio) come arco finale per la forma completa dell’arcata, la dinamica interarcata e la stabilizzazione dei risultati ottenuti

 

 

 

 

 

Conclusioni I-Arch è un sistema di archi che permette di ottenere numerosi vantaggi clinici, tra i quali: corretta azione biologica con applicazione di forze leggere, riduzione delle forze indesiderate, riduzione dei tempi di trattamento. Bibliografia •S. Henneman, JW Von den Hoff, J. C. Maltha, Meccanobiologia del movimento del dente. European Journal of Orthodontics, numero 30/2008 •B. Melsen, Reazione tissutale al movimento dentale ortodontico: un nuovo paradigma. Giornale europeo di ortodonzia, numero 23/2001 • M. C. Meikle, La regolazione tissutale, cellulare e molecolare del dente ortodontico movimento: 100 anni dopo Carl Sandstedt. European Journal of Orthodontics, numero 28/2006

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Authors:
Dr. Giovanna Perrotti Spec.in ortognatodonzia Resp. Reparto Ortodonzia IRCSS
Istituto Ortopedico Galeazzi-Milano Direttore prof R.weinstein.
Dott. Laura Zappia, orthodontist

Quando si affronta un problema di affollamento con mancanza di spazio in arcata per l’eruzione di un dente, è possibile curarlo utilizzando quelle meccaniche adatte all’apertura di spazi. Con bordo prescrizione, ciò è stato ottenuto creando manualmente curve complesse sul filo ad arco (Fig. 1). Attualmente, grazie alle nuove prescrizioni del filo diritto, queste meccaniche sono state notevolmente semplificate. Quando, durante il trattamento, è possibile applicare un arco in acciaio inox da 0,018” o 0,020” (per bilanciare gli effetti indesiderati della meccanica di scorrimento), si può utilizzare una molla NiTi aperta nell’arco, leggermente compressa (o leggermente più larga del spazio tra i due denti dove è inserito: va posizionato dal lato mesiale del tie-wing del dente distale al spazio da creare, fino al lato mesiale del tie-wing del dente mesiale fino allo spazio da creare, in modo da ridurre lo spazio delle spire). La memoria di forma Niti permette alla primavera di ritornare la sua dimensione originale, per ottenere lo spazio desiderato nell’arco.

Il vantaggio dell’utilizzo di un tale dispositivo è dato dalle sue caratteristiche, che consentono il movimento del dente erogando una forza continua e leggera, con un buon controllo della sua attivazione e con riferimento al rispetto delle strutture parodontali. Una volta che la molla ha completamente erogato la sua forza sui denti, tornerà alla sua dimensione originale. Se lo spazio ancora non è sufficiente, è possibile sostituire la molla, con un’altra di lunghezza maggiore, in modo che nell’inserimento sull’arcata possa essere adeguatamente compressa. Oggi esiste anche un’ulteriore soluzione per semplificare ulteriormente l’attivazione delle molle aperte: ACTIVA – The Spring Activator®. Si tratta di un dispositivo in metallo, da inserire sul filo tra la staffa e la molla non più attiva, per comprimerlo nuovamente (Fig. 2).

Abbiamo applicato un ACTIVA-Spring Activator® di (2 mm) per l’attivazione delle molle aperte su 2 pazienti. Senza la necessità di estrarre l’arco e l’utilizzo di una nuova molla, è possibile riattivare la molla esistente in modo controllato, selezionando lo spessore dell’attivatore (disponibile in 3 misure, 1mm/1,5mm/2mm).

VANTAGGI:

– Riduzione del tempo alla poltrona.

– Controllo preciso dell’attivazione in base alle esigenze terapeutiche.

– Risparmio di materiale dovuto alla possibilità di continuare ad utilizzare la stessa molla.

– Facile da usare.

Pic. 1: Paziente in II classe molare e canino. Incollato prima dell’inserimento della molla Pic. 2: Molla inserita e riattivata mediante ACTIVA – Spring Activator ®. Lo spazio tra il dente 5 e 3 è stato aumentato in modo da avere il dente 4 in posizione e di conseguenza i denti anteriori.

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